L'arte nel suo mistero le diverse bellezze insiem confonde
G. Puccini: Tosca
Atto 1 - "Recondita armonia"
LA BELLEZZA mi ha stordito alla nascita. È quel valore di fronte al quale io non ho, né mai ho avuto difese.
Mi emoziono di fronte alla grazia, all’eleganza, all’armonia e ho bisogno di studiarne i misteri e stabilire con esse il contatto più intimo.
LA MEMORIA al contrario si può acquisire solo crescendo e crescendo si può perdere.
La mia memoria personale è un orto che coltivo con amore e che indago attraverso gli oggetti e la loro storia, anche quella di chi ci ha preceduto in altre epoche.
L’ANTIQUARIATO è quel mestiere meraviglioso che mi consente di vivere la vita immerso in queste due dimensioni.
L'APPRODO
Non saprei definire quanto e come Casualità e Fatalità si siano combinate tra loro nel determinare il mio approdo al mondo dell’Antiquariato.
Nella maggior parte dei casi questo mestiere lo si eredita per via dinastica insieme a tutto quel patrimonio di conoscenza e soprattutto di beni che la/le generazione/i precedente/i ha saputo accumulare e trasmettere. Non è questo il mio caso e non mi dispiace aver disegnato il mio percorso su un foglio del tutto bianco.
Sui vent’anni, per completare in tempo i miei studi di formazione artistica e mantenere la mia indipendenza, avevo bisogno di entrate economiche solide e così “casualmente”, come mio primo lavoro, accettai di fare i mercati dell’antiquariato che, svolgendosi soltanto nel weekend, mi permettevano di seguire i corsi accademici.
Iniziai come dipendente della signora G. che presenziava nelle piazze principali mentre io contemporaneamente coprivo per lei i mercati minori. Lei era molto soddisfatta della nostra collaborazione e io pure.
IL PADRE
Successivamente anche mio padre si invaghì di quel mestiere; fino ad allora aveva coperto importanti ruoli in ambito amministrativo all’interno di aziende strutturate e tutt’a un tratto quella vita bohémien da mercato, consumata tra ricerca chimerica del pezzo, coraggio imprenditoriale, avventure e disavventure di ogni sorta, esposizione alle intemperie e confronto massivo con la gente, dovette sembrargli irresistibile.
Era pronto per la svolta esistenziale. Contava sul mio supporto in questo progetto, sia in considerazione dei miei studi che per l’esperienza già maturata sul campo.
Nonostante le tante perplessità che potevo avere ad imbarcarmi in un’impresa familiare, non mi sono sottratto alla chiamata e sono felice di averlo accompagnato e aver condiviso per un paio di anni quell’avventura.
Lui mi ha dato tutta la fiducia che si possa concedere: mi ha lasciato molto spazio quando si è trattato di scegliere che impronta dare alla ricerca e come investire l’intero patrimonio disponibile – per misurato che fosse – assecondando il mio gusto e il mio intuito.
Abbiamo fatto insieme tutto quanto era necessario sbagliare per crescere in quei primissimi anni.
Era un buon amministratore e sapeva osare forse più di me. Questo, tra le altre cose, sento di doverglielo riconoscere.
Tuttavia le collaborazioni familiari non sono mai facili e noi non rappresentavamo certo un’eccezione; il finale è che scelsi di recidere il legame e mettermi in proprio. Ma la lotta interiore furoreggiava e il cuore occorreva gettarlo oltre l’ostacolo…
Lo scisma non si era ancora compiuto perché mi atterriva non soltanto l’idea di avviare un’attività “scalzo e ignudo”, senza materiale di lavoro né capitale da investire, ma soprattutto perché dopo anni sarei tornato ad essere uno spuntista (cioè un mercataro senza posto fisso che si presenta in ogni mercato all’alba senza sapere se potrà montare).
Ho sempre amato la Bellezza e l’Antiquariato ma affrontavo la vita di piazza con un certo sacrificio e questa ulteriore complicazione era psicologicamente un grosso scoglio.
LA LICENZA
E psicologicamente parlando fu la dottoressa R. a giocare un ruolo interessante nel mio destino.
Penso ancora che la dimensione dell’analisi e dell’autoindividuazione siano un presidio di equilibrio, ma a quell’epoca ero particolarmente carico e forse si trattava anche di una vera esigenza. Ad ogni modo la dottoressa R. era la mia psicoterapeuta.
Le raccontai che la signora G. (quella per cui avevo iniziato a lavorare) andava in pensione e vendeva la sua licenza di ambulante, ovverosia le posizioni fisse acquisite nei mercati principali dell’antiquariato dopo anni di presenza. Voleva 15 milioni di lire.
Io non prendevo in considerazione la cosa sia perché tentennavo di fronte ad una definizione così avanzata di ciò che sarebbe stato il mio futuro lavorativo, sia perché con i miei risparmi non sarei arrivato a 5 milioni.
R. mi persuase che la vendita di G. e il mio bisogno di libertà erano fatti sincronici più fatali che casuali e che l’occasione non dovesse andar perduta. Tra i molti argomenti persuasivi la dottoressa R. si offrì di prestarmi i soldi per comprare la licenza della signora G.
Era esattamente l’anno 2000; quanta perfezione in tutti quegli zeri… Un nuovo millennio, una nuova era, un nuovo percorso echeggiavano e si proiettavano con fantasmatica seduttività.
Finii per accogliere parzialmente la proposta della dottoressa che alla fine della seduta mi staccò un assegno da 10 milioni.
“Credo ciecamente in te Marzio e nelle tue capacità, non ho nessun dubbio che riuscirai a rendermeli”.
L'inizio
Non usai quei soldi per l’acquisto della licenza ma piuttosto per i primissimi oggetti; dovevo pur avere qualcosa da vendere(!)
La signora G. si fidava di me e così mi vendette la sua licenza a fronte della firma delle mie prime, uniche (e costosissime!) cambiali.
Lavorai sodo e tra gennaio e giugno del 2000 riuscii a saldare ogni debito con G. e con R. e gettare le basi della mia attività autonoma.
Devo all’instradamento dell’una, al supporto dell’altra, alla scelta di mio babbo di convergere in quel mondo che da poco andavo esplorando, certamente alla fiducia di tutti e tre, il mio approdo al mondo dell’antiquariato.
In piazza non sarei potuto restare a lungo e un anno dopo, nel 2001, aprivo quel negozio in via Romana che ho ampliato nel 2007 insieme a Ilenia, con cui da allora condivido la vita in ogni sua declinazione, sentimentale e professionale.
Ma questa è un’altra storia ed è in corso d’opera…